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CRACK! FANTASMA

[ITA] (scroll down for English)

In questi giorni riaprono le frontiere tra molti paesi europei, mentre il blocco che rientra fra le misure protettive anti virali resta ancora attivo fra comparti interi di pianeta. Non c’è nessuna possibilità in questo mondo di micro e macro sistemi nazionali o regionali di immaginare quello che il nostro festival da sedici anni sta mettendo al centro del suo modo di dis/organizzazione e di pensiero laterale. L’esistenza di una rete fitta trasversale che intercetta persone al di là della propria definizione territoriale.

Quest’anno l’edizione del nostro festival immaginavamo di dedicarla ancora alla costruzione di un senso di decolonialità condivisa. Una possibilità di indagine attraverso il nostro mondo di immagini sulle condizioni di razzializzazione e sfruttamento colonialista che ora più che mai sono ancora esistenti, centrate sulla trasmissione dell’identità nazionale e sulla costruzione di cultura pensiero e pedagogia relativa a questo: un sistema capillare e pervasivo che definisce appartenenza e diritti connessi inserendo le vite umane e i modelli individuali e sociali di esistenza dentro una griglia di sfruttamento continua. Inarrestabile. Totalizzante.

Poi il pianeta è calato in uno stato di emergenza con tempi diversi ma esteso senza interruzione su tutto il territorio umano. E le misure adottate hanno costruito reticoli di comportamenti permessi e vietati, azioni comprese e proibite, relazioni consentite e interrotte. E improvvisamente è scomparso il senso stesso del nostro immaginare CRACK! festival come accumulatore di una società di amanti. Uno spazio brulicante dove le separazioni fisiche saltano per sciogliersi in un momento panico. Un rito di accoglimento e di condivisione.

Si potevano tentare forse vie di costruzione virtuale di un tessuto che prima di tutto è umano, fingendo che fosse così possibile sostituire una esperienza calda con una fredda, oppure accettare questa sparizione, farne tesoro e farla diventare un meccanismo di cura e ricostruzione. Abbiamo scelto la seconda via.

Per questo non ci sarà nulla nel corso dei giorni che ogni anno prendiamo durante CRACK! come vacanza sabbatica dallo scorrere del tempo dettato dal capitale, per entrare in quello del non lavoro e della non produzione che si sviluppa nel Forte Prenestino CSOA di Roma.

CRACK! COSCIENTE DELLO STATO DI COSE PRESENTI ENTRA NELLA DIMENSIONE ECTOPLASMATICA.

Per questo CRACK! 2020 è CRACK! FANTASMA. Alla ricerca di una esistenza oltre lo specchio dispettosa e buffona. Dove le distanze fisiche sono filtrate e contingentate scegliamo la dissoluzione spiritica. E come ogni spettro che si rispetti ci dedicheremo ad una sola cosa finché non avremo di nuovo le condizioni per tornare a generare condivisione fra le autoproduzioni: INFESTEREMO.
Infesteremo ogni spazio che riusciremo a prendere, dell’arte del fumetto, della produzione a stampa. Ossessioneremo le forme di normalità modellata sui dispositivi del capitale. Scompiglieremo le carte e rivolteremo le lapidi liberando ogni scheletro nascosto.

Insomma quest’assenza è una promessa che vorremmo ci facessimo tutte e tutti insieme. Abbiamo già un’orda di invisibili esistenze con i volti segnati di fluo che sta preparandosi ad un anno che ci sta portando dall’altra parte. Uniamoci, evanescenti sorelle e fratelli. Sentiamo le nostre essenze astrali scorrere. Svaniamo per essere presenti assieme ancora e ancora in una imprendibile fortezza di visioni.

Pazienza, buona signora; gli stregoni sanno il momento giusto.
Una notte profonda, una notte scura, il silenzio della notte,
il tempo della notte quando Troia fu messa a fuoco,
il tempo in cui stridono le civette e ululano i mastini,
vagano gli spiriti e i fantasmi irrompono dalla tomba;
questo è il tempo che meglio si confà all’opera da compiere.
Signora, sedete e non abbiate timore.

Shakespeare

[ENG]

PHANTOM CRACK!


In these days, the borders between many European countries reopen, while the block that falls within the anti-viral protective measures still remains active among entire sectors of the planet. There is no possibility in this world of national and regional micro and macro systems to envision what our festival has been focusing for sixteen years on its way of disorganization and lateral thinking: the existence of a dense transversal network able to intercept people beyond the territorial definition of their existence.

This year, the edition of the festival we were imagining would still be dedicated to building a sense of shared decoloniality. A possibility of investigation through our world of images on the conditions of racialization and colonialist exploitation that more than ever is still existing, centered on the transmission of national identity and on the construction of culture, thought and pedagogy related to this. A widespread and pervasive system that defines the sense of belonging, identity and related rights, that is inserting human lives and individual and social models of existence into a grid of continuous exploitation. Unstoppable. Totalizing.

Then the planet fell into a state of emergency with different time zones but extended without interruption over the whole human territory. And the measures adopted have built patterns of allowed and prohibited behavior, including and forbidden actions, allowed and broken relationships. And suddenly the very sense of our imagining CRACK! festival as accumulator of a society of lovers disappeared. A teeming space where physical separations are blowing up to dissolve in a panic moment. A ritual of acceptance and sharing.

Paths of virtual construction of a fabric that is first and foremost human could perhaps have been attempted, pretending that it was thus possible to replace a hot experience with a cold one, or we have to accept this disappearance, to treasure it and letting it become a mechanism of care and reconstruction. We chose the second way.

For this reason there will be nothing during the days that we take every year during CRACK! as a sabbatical holiday from the time flowing dictated by the capital to enter that of non-work and non-production which develops in the Forte Prenestino CSOA in Rome.

CRACK! CONSCIOUS OF THE PRESENT STATE OF THINGS ENTERS THE ECTOPLASMATIC DIMENSION.

For this reason CRACK! 2020 is PHANTOM CRACK!. Looking for an existence beyond the spiteful and buffoonish mirror. Where physical distances are filtered and contingent, we choose spiritual dissolution. And like any self-respecting spectre, we will dedicate ourselves to one thing until we again have the conditions to return to generate sharing among the self-productions: WE WILL INFEST.
We will haunt every space we manage to take, from the art of comics, to print production. We will obsess the forms of normality modeled on the devices of capital. We will untangle the cards and turn the headstones freeing every hidden skeleton.

In short, this absence is a promise that we would like us all to do together. We already have a horde of invisible existences with faces painted in fluo that is preparing for a year that is taking us to the other side. Let’s join together, evanescent sisters and brothers. We feel our astral essences flow. We vanish to be present together again and again in an impregnable fortress of visions.

Patience, good lady. Wizards know their times.
Deep night, dark night, the silent of the night,
The time of night when Troy was set on fire,
The time when screech owls cry and bandogs howl,
And spirits walk, and ghosts break up their graves;
That time best fits the work we have in hand.
Madam, sit you, and fear not.

Shakespeare